La Procura di Milano, ma anche l’Antitrust, negli ultimi mesi, ha deciso di aprire il vaso di pandora della catena di approvvigionamento di società con fatturati annui a più di nove zeri. Quanto finora contestato consisterebbe nell’intermediazione illecita e nello sfruttamento del lavoro, oltre alla violazione delle normative in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e alle connesse e inevitabili frodi fiscali a carattere penal-tributario.
Tutti illeciti penali, che, ancorché contestati nella fase delle indagini ai vertici aziendali, sono stati estesi anche alle società interessate in ragione della c.d. 231 o tramite lo strumento delle misure di prevenzione, così potendo comportare, con l’applicazione delle connesse misure cautelari, gravi danni alle aziende (come l’amministrazione giudiziaria, sequestri milionari e interdizioni dalle attività) anche prima della sentenza definitiva.
Per le imprese, di qualsiasi dimensione e fatturato, non è più rinviabile una corretta gestione della propria supply chain, anche attraverso un’adeguata compliance interna che si fondi principalmente, ma non solo, sull’adozione di un efficace e idoneo Modello Organizzativo 231.
Nella scheda allegata, il nostro Donato Ancona compie una breve riflessione su quali sono gli strumenti che le imprese dovrebbero adottare per tutelarsi da questi rischi.
Per eventuali approfondimenti, contatta il nostro Dipartimento di Penale d’Impresa, 231 e compliance.